Bambini felici: è questa l’immagine che come educatori, insegnanti o genitori vorremmo sempre vedere.
Per questo è importante sottolineare cosa intendiamo qui, nel percorso della Scuola di Palo Alto quando parliamo di educare i bambini alla felicità.
Il sorriso dei bambini felici ci regala gioia, e scatena in noi emozioni positive. Ma il termine felice si presta all’equivoco se viene inteso come “sempre contento, soddisfatto, sereno, gioioso”.
La vita, quella vera, comporta inevitabilmente anche difficoltà, frustrazione e dolori di vario genere, sia fisici, sia emotivi. Sarebbe un’utopia fuori luogo se pensassimo per i nostri figli una vita senza nemmeno l’ombra di un dispiacere.
Allora quali sono veramente i bambini felici?
Quelli che, avendo ricevuto risposte adeguate ai loro bisogni, sono in grado di conseguire uno stato di sufficiente sicurezza interiore e relazionale e di attivare un continuo, dinamico ripristino della condizione di sicurezza e di benessere.
Le neuroscienze hanno riscontrato che il cervello umano è orientato alla soddisfazione, alla gioia, alla ricerca e alla sperimentazione del nuovo.
Il bambino, alla nascita, è dotato di emozioni innate funzionali all’adattamento alla vita e al benessere tra le quali:
Viene chiamato attaccamento il primo fondamentale legame umano che riguarda la relazione mamma-figlio nei primi mesi di vita del bambino.
Il bambino è totalmente dipendente dalla madre, o da chi ne fa le veci, sia per quanto riguarda la sopravvivenza e lo sviluppo fisico tramite il nutrimento, sia per il benessere emotivo conseguente all’amore che la madre gli manifesta. Il neonato tende ad assimilare meglio il latte se gli viene somministrato con l’accoglienza e il calore che la madre gli comunica tramite il tono emozionale del corpo, della voce e dello sguardo.
Il cervello del bambino, alla nascita, possiede
Le diverse funzioni possono maturare solo mediante un’adeguata relazione con l’ambiente e sono esperienza-dipendenti, nel senso che le specifiche modalità di attivazione che ogni bambino mette in atto, se per un verso sono evolutivamente predeterminate, per un altro assumono tipologie proprie in funzione della qualità dell’esperienza relazionale esperita.
Perché i bambini abbiano la possibilità di divenire bambini felici è fondamentale il ruolo dei genitori.
È, infatti, indispensabile che la madre riesca anche a sopportare e contenere in sé gli stati di sofferenza del bambino in modo da farglieli sentire accolti e compresi, rimandandoglieli trasformati in forma tranquillizzante e rassicurante.
Pensiamo a quando il nostro bambino piange perché prova dolore o malessere.
Sia che nostro figlio sia in grado d’interagire comunicandoci il malessere, sia che pianga e basta, certamente la nostra reazione non è mai neutra. Vedere nostro figlio star male ci mette in agitazione, proprio nel momento in cui sarebbe più utile rimanere calme per rassicurarlo.
Dobbiamo imparare a cancellare dal volto e dalla voce tutta la nostra ansia, armarci di coraggio e sorridere, parlare con dolcezza facendogli capire che siamo lì con lui e che sappiamo cosa fare per farlo stare meglio. (non dimentichiamo che il nostro compito è quello di insegnare ad affrontare tutte le situazioni e renderli resilienti, per renderli bambini felici!)
Con questa modalità interattiva il bambino si può tranquillizzare e apprendere che dopo la rottura dello stato di benessere interviene la riparazione che lo riporta nello stato di benessere perduto, che dopo la tempesta prima o poi torna la calma.
Mediante questa intensa e una sufficientemente costante interazione con la madre, il bambino sarà in grado di riconoscere sé stesso attraverso il suo rispecchiarsi negli stati emozionali che la madre gli rimanda.
Si costituiscono, così, la fiducia e la sicurezza di base: essere al mondo è una condizione sufficientemente e prevalentemente buona, tale da consentire di tollerare le inevitabili frustrazioni che la vita comporta e di favorire risposte idonee a superare le difficoltà, mettendo in campo le risorse che vanno evolvendosi con lo sviluppo.
La modalità interattiva madre-bambino che presenti caratteristiche di sufficiente sintonia e corrispondenza, con una adeguata regolazione dei momenti di rottura e riparazione, vanno a costituire nel bambino un attaccamento “sicuro” che gli consente di costruire procedure relazionali stabili e fiduciose, con livelli progressivi di autonomia in una condizione di sufficiente sicurezza e benessere, condizioni necessarie per la costruzione di una rappresentazione di sé sufficientemente positiva.
Esito importante dell’attaccamento sicuro è il costituirsi nel bambino della resilienza, risorsa utile per far fronte alle avversità della vita e recuperare la gioia di vivere e rendere veramente i nostri figli bambini felici.
Con il termine resilienza s’intende la facoltà di resistere e reagire a situazioni di sofferenza mediante un processo di riadattamento tale da fortificare e consentire di far fronte, in maniera positiva, alle frustrazioni e alle difficoltà della vita.
Perché la resilienza si costituisca è necessario che la madre e il padre non neghino o minimizzino i dispiaceri che il figlio si trova a sperimentare, ma lo facciano sentire capito, lo confortino e rassicurino, prospettandogli possibilità di superamento della difficoltà attuale.
L’esperienza del dolore, riconosciuto, nominato e condiviso, consente la profondità del sentire in tutta la gamma dei sentimenti, compresi il piacere e la gioia.
Articolo di Federica Arrigoni
Laureata in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, si interessa di processi di sviluppo del potenziale umano, specializzandosi dapprima nell’applicazione delle metodologie dell’Assessment Center e del Developpment Center e proseguendo poi il proprio percorso professionale in qualità di formatore e consulente organizzativo esperto nella gestione di processi di cambiamento.
Si occupa dell’implementazione di percorsi di sviluppo di cui il soggetto è parte attiva di un processo di auto-etero valutazione nonché co-costruttore del proprio percorso di crescita in linea con i propri obiettivi e desideri.
Attenta anche allo sviluppo personale, negli anni acquisisce il livello Practitioner di PNL, frequenta la Scuola di Empowerment, la Scuola di Coaching Manageriale dell’ISTUD e approccia al metodo Future nel quale trova una forte corrispondenza con i valori personali e professionali che le sono propri. Frequenta il percorso per Professional Coach e in seguito quello di FUTURE Core Coach.
Prosegue il proprio percorso professionale orientandosi alla Psicologia Positiva quale approccio metodologico strutturato e strutturante per la costruzione del benessere personale e sociale. Collabora quindi con le diverse professionalità operanti in contesti educativi e psicosociali. In qualità di trainer e supervisore si occupa di processi formativi e consulenziali volti allo sviluppo e promozione di un metodo educativo orientato alla costruzione della felicità, alla pratica del pensiero positivo e al potenziamento dell’indice di resilienza psicologica in soggetti in apprendimento.
Oggi come consulente freelance e professional coach si occupa di consulenza organizzativa, formazione manageriale, coaching individuale e aziendale, nonchè formazione e consulenza in ambito socio educativo.