Dipendenza da videogiochi o semplice passione? L’esperienza di un Papa’.

  • Postato da: Enrico Banchi

La dipendenza da videogiochi preoccupa la maggior parte di noi genitori con figli in età adolescenziale.

Ho sentito forte questa preoccupazione nei genitori che ho incontrato in giro per l’Italia durante il nostro Tour, ed è nata spontanea l’esigenza di scrivere questo articolo.

A volte, quello che pensiamo essere una dipendenza da videogiochi è in realtà una normale attività degli adolescenti di oggi.

Ovviamente non sono certo io che posso stabilire se esiste o meno una dipendenza ne tantomeno dare consigli per curarla (ad ognuno il suo mestiere… e per questo ci vuole uno psicologo), ma posso sicuramente riportarvi la mia esperienza di genitore esperto di videogiochi e studioso di neuroscienza urbana che affronta questo problema in prima persona quotidianamente con i suoi figli.

Spesso le paure dei genitori nei confronti dei videogiochi sono dettate da una scarsa conoscenza degli stessi.

Parole come Videogiocare, nella maggior parte dei casi suscitano, infatti, non solo nei genitori ma anche negli insegnanti di vecchia e nuova generazione, smorfie non meglio identificate, sicuramente non legate all’emozione della gioia.

Quindi metti un attimo da parte la tua paura della dipendenza da videogiochi e prova a seguirmi con attenzione, perchè cercherò di farti vedere questo mondo da tutt’altra ottica.

Rifletti un attimo.

dipendenza da videogiochiI nostri ragazzi (bambini inclusi), appartengono a quella che ormai viene definita globalmente “Touch Generation”.

Persone legate da un vincolo indissolubile alla tecnologia che convive nei nostri salotti e nelle loro camere. Una tecnologia che, diventata sempre più intuitiva, non ha bisogno di grandi spiegazioni e istruzioni. Se non ci credi, guarda qualsiasi bimbo di 2 o 3 anni quando il genitore gli permette di esplorare il proprio Smartphone.

Quanto ci mette a capire come si gioca a qualche semplice gioco? Ho visto bimbi di 4 anni giocare a Hay Day e riuscire a seminare, raccogliere e vendere ciò che il gioco gli chiedeva… senza saper leggere!

Ma l’evidenza più grande del fatto che la tecnologia ce l’hanno nel sangue è quando vedi tuo figlio di 3 anni avvicinarsi alla tv, sfiorare lo schermo con l’indice per cambiare schermata e passare ad un altro cartone animato.

Diventando più grandi, ma ancora fanciulli, le ore di gioco alla settimana aumentano (sempre troppe per il genitore non giocatore) così come aumentano le diverse Console.

E’ proprio qui che la paura di una dipendenza da videogiochi inizia a manifestarsi nei genitori!

Sony e Microsoft investono miliardi di dollari per convincerci ad appaiare una delle loro meraviglie al nostro fedele e “vecchio” televisore.

Quando le ore di gioco cominciano ad aumentare a dismisura, alcune volte senza controllo, tu genitore ormai hai perso il treno della conoscenza e semplicemente ti senti “ignorante”. Tutti sappiamo che se non conosciamo qualcosa, la evitiamo.

Le domande che mi faccio costantemente sono: “… com’é possibile che i genitori sappiano così poco di un mondo che occupa così tanto spazio nella vita dei loro ragazzi? Come è possibile che nessun genitore abbia voglia di conoscere meglio il mondo dei videogiochi?”

Eppure si tratta degli stessi genitori che: vogliono saper tutto delle compagnie che frequentano i loro figli, dei locali in cui si recano e della loro prima infatuazione!

Tu che esperienza hai?

Qual è il tuo grado di conoscenza? Che esperienza puoi dire di avere del vasto mondo videoludico?

Prova a rispondere a queste domande:

  • Sai distinguere tra un RPG e un PLATFORM?
  • Tra un Social Game e un Online Ladder Game?
  • Nintendo, Xbox e Playstation sono uguali nella tua idea di Videogiochi?
  • Conosci bene il sistema PEGI di classificazione dei videogiochi?
  • L’ultima console portatile conosciuta si chiama Gameboy?

Se la risposta alla maggior parte delle domande è negativa non preoccuparti… sei perfettamente nella media!

Durante il workshop “Educare i bambini alla felicità” che ho avuto il piacere di condurre assieme a Marco, in questi mesi in Italia, mi è capitato di raccogliere quesiti veramente interessanti sull’argomento e sulla relativa dipendenza da videogiochi.

Moltissimi genitori vorrebbero saperne di più (compresa Paola che me l’ha chiesto recentemente in un commento ad un altro post e che qui saluto) e sopratutto non hanno la più pallida idea di come affrontare la cosa.

Io credo che sia giusto farti conoscere il meraviglioso mondo dei Videogiochi, farti vedere ciò che vediamo noi, mostrarti studi e conoscenze.

Devi sapere che: Il mondo dei videogiochi ha la sua importanza nello sviluppo cognitivo del cervello dei nostri figli e riserva fantastiche opportunità di apprendimento dinamico celate dietro le missioni di alcuni dei Videogiochi più famosi.

Stupito di tanta positività dietro ad un videogioco?

Attenzione per i videogiochi, come per tutte le cose è sempre bene non generalizzare, i videogiochi non sono tutti uguali.

Ma pensaci un secondo…

Da nemici numero uno, come in molti li vedono e magari come li consideri anche tu, i videogiochi possono divenire grandi alleati se sai cosa e come utilizzarli per aiutare tuo figlio nel suo sviluppo celebrale. Allora perché non farlo?

Perché non aiutare tuoi figlio nella crescita anche attraverso l’uso dei suoi giochi quotidiani?

Ecco come fare.

La dipendenza da videogiochi non fa più paura se…

  • Se hai voglia di impegnarti davvero nella conoscenza di questo fantastico mondo per la tutela dei tuoi figli;
  • Se vuoi appartenere a quella (purtroppo) ancora ristretta cerchia di genitori “ISTRUITI” che condividono con i loro figli momenti sinora inesplorati arrivando a diventare perfino i loro eroi;
  • Se vuoi eliminare la tua ansia per la paura di dipendenza da videogiochi, allora leggi attentamente e metti in pratica ciò che sto per dirti.

Ecco alcuni suggerimenti concreti per trasformare il mostro videogioco in una opportunità di crescita per tuo figlio e di maggiore serenità per te:

  1.  Prendi le custodie dei giochi di tuo figlio e …leggi! Cosa c’è scritto? Per quale fascia di età sono? Se tuo figlio non rientra in quella fascia di età, allora il videogioco non è adatto a lui! Se stai per comprarne uno assicurati che la sua età corrisponda o quantomeno si avvicini a quella segnata sulla custodia. Mi stupisco di quanti genitori saltino questo semplicissimo passaggio, dicendo che l’èta sulla custodia è solo indicativa. E’ anche vero che se il genitore ha una conoscenza/esperienza personale del videogioco e se il ragazzo non è alle prime armi le “maglie” dell’età si allargano. Ma restano le prescrizioni, per cui mai esagerare! Daresti un medicinale a tuo figlio ignorando completamente le somministrazioni per le varie fasce di età?
  2.  Se hai già da tempo acquistato dei videogiochi ai tuoi figli ed ora ti stai chiedendo se sono adeguati hai un solo metodo per farlo! SIEDITI CON LUI E GUARDA A COSA GIOCA! Questo vale anche nel caso in cui non ti fidi ciecamente di quello che è scritto sula custodia del game che hai appena comprato. Una mamma dopo aver ascoltato questo consiglio mi ha detto: “Ma così è complicato, devo dedicare parecchio tempo…” Certo! Non arricciare il naso! E’ l’unico modo che hai per tutelare tuo figlio! E poi chi ti dice che tra un po’ di tempo invece della tua brava ora di burraco o di tennis con gli amici non troverai di tanto in tanto più divertente un’ora di “Game in Family” con sfide incrociate tra genitori e figli? 😀
  3. Violenza nei videogiochi (merita un approfondimento a parte che pubblicherò a breve)
  4. Imposta le ore di gioco settimanali. Quello che devi sapere è che il vero e proprio aspetto negativo è legato alla ripetitività ed al tempo del gioco. Quello che devi evitare è che tuo figlio giochi sempre alle stesse ore e per lungo tempo tutti i giorni. Per assurdo è meglio lasciarlo giocare per tutto il tempo che desidera il sabato e la domenica a patto che in settimana sia tutto spento. In sostanza la sua mente deve “staccare” e non ripetere gli stessi orari e abitudini quotidianamente. Quello che posso dirti è che, secondo studi recenti legati alla neuroscienza, una soglia da tener presente ed evitare di superare è il limite delle 27 ore di gioco settimanali. Quindi evita la ripetitività degli orari ed evita di superare questo limite.
  5.  Ascolta tuo figlio: come parla e cosa dice sono fondamentali per una prima verifica. Se dopo aver smesso di giocare tuo figlio riprende tranquillamente la sua vita, e non menziona o racconta quello che succede nel videogioco, allora tutto ok. Se invece i suoi discorsi sono intrisi delle storie del videogioco, se riporta anche nella realtà quello che vive durante la partita, allora prendilo come un piccolo campanello di allarme.
  6.  Controlla e imposta regole e falle rispettare.

D’altronde se ci pensi tuo figlio è già abituato a questo meccanismo: per giocare deve controllare e rispettare alcune regole. Perché non puoi farlo anche tu con lui?

Lasciami un tuo commento e se hai trovato utile questo articolo condividilo!

 

 

articolo di Enrico Banchi

Ingegnere civile, Italiano, ha vissuto per lungo tempo in Sud America e negli Stati Uniti. Per molti anni è stato CEO di una grande multinazionale che si occupava della costruzione di centri commerciali e di parchi divertimento (famosi in Sud America con il nome di Dinotropolis). Per imparare le tecniche di gestione dei parchi divertimento è stato “a scuola” dai più grandi: la Disney. Qui si è accesa la sua passione per la formazione e la voglia d’indagare ragione ed emozioni umane e il loro intreccio nel determinare il comportamento delle persone. Neuroscienza e scienze cognitive sono diventate il suo pane quotidiano che ha metabolizzato dando vita a workshop di “neuroscienza urbana” nei quali “noi comuni mortali non addetti ai lavori” riusciamo a comprendere in modo semplice e divertente come funziona il nostro cervello e quanto la chimica delle emozioni incide significativamente sulle nostre decisioni e azioni.

 

Autore: Enrico Banchi
Ingegnere civile, Italiano, ha vissuto per lungo tempo in Sud America e negli Stati Uniti. Per molti anni è stato CEO di una grande multinazionale che si occupava della costruzione di centri commerciali e di parchi divertimento (famosi in Sud America con il nome di Dinotropolis). Per imparare le tecniche di gestione dei parchi divertimento è stato “a scuola” dai più grandi: la Disney. Qui si è accesa la sua passione per la formazione e la voglia d’indagare ragione ed emozioni umane e il loro intreccio nel determinare il comportamento delle persone. Neuroscienza e scienze cognitive sono diventate il suo pane quotidiano che ha metabolizzato dando vita a workshop di “neuroscienza urbana”.

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11 commenti

  • Michele

    Ciao! Mi chiamo Michele e ho 16 anni. La mia esperienza videoludica iniziò alla tenera età di 5 anni quando giocavo ad un sparatutto online con mio papà e i miei zii. Fin dagli inizi ho sempre sentito la necessità di scalare le classifiche, di migliorarmi e magari anche di entrare in qualche squadra competitiva. Attualmente gioco solo nei Week-end e passo circa 10 ore il Sabato e 12/13 la Domenica. Sono visto da mio papà e da mia mamma come un “dnrogato” e posso capirli, ma loro non capiscono me…L’unica cosa che mi piace fare è giocare al pc, diventare più forte e battere gli altri. Capisco che vedere proprio figlio attaccato al computer per tutte quelle ore di fila non deve essere poi così bello per un genitore ma mi è difficile “staccare”.
    Comunque bell’articolo, cercherò di farlo leggere ai miei genitori. Grazie mille.

  • Alfonso

    Io ho 15 anni e ho questo problema con mio padre, nonostante io stia massimo 2/ 2 e 30 ore al giorno al pc (anche se a volte sto qualche minuto a cellulare per youtube), paragona il mio “caso” alla dipendena da droghe ecc. Ultimamente tende molto spesso a togliermi il pc per giorni, dice che devo vivere piu tempo fuori…anche se, dove vivo io, ci sono pochi ragazzi con cui stare…e alcuni di loro si trasferiranno. Lui non è chiuso mentalmente, semplicemente conosce molto poco questo mondo, e non ha idea di come siano diversi gli effetti dell’esposizione al pc da quelli che pensa che siano. In queste ultime ore mi ha detto che mi avrebbe dato un’ultima chance, dato che, dal ritorno delle vacanze (ieri), ho fatto scorpacciata e ho giocato circa 4 ore poichè, dopo le classiche due ore di gioco, sono andato da un mio amico per altre 2 ore. Questa chance è molto dificile da gestire, poichè se “fallirò” non solo non avro mai piu il pc, ma mi togliera anche sport e altre attività che faccio perche ritiene che, a causa del pc, io non riesca a dedicarmi mai a loro e che comunque non mi interessano. Vorrei trovare un modo per convincerlo che i suoi metodi non sono sempre corretti….

    • Proviamo a fare insieme un calcolo rapido su una tua giornata tipo durante la settimana in cui vai a scuola.
      Diciamo che dal tuo ritorno a casa dopo la scuola sino all’ora in cui vai a dormire hai 8 ore a disposizione:
      2 ore e 30 per i videogiochi, 20/30 minuti per il cellulare, presumibilmente un’altra ora e mezza o 2 ore di tv.
      Tolta più o meno 1 ora tra pranzo e cena se ci pensi ti rimangono soltanto 2 ore per fare i compiti, parlare con la tua famiglia, fare sport, svagarti, incontrare gli amici (e immagino che anche con gli amici i videogiochi saranno l’attività preferita). Ma soprattutto ciò che è più evidente è il fatto che ad occhio e croce alla fine probabilmente passi dalle 4 alle 5 ore davanti ad uno schermo e questo non è molto positivo per il tuo cervello.

      Se provi a ridurre il numero di ore giornaliere passate davanti ad un video o, quanto meno, a spezzare la routine del gioco tutti i giorni puoi continuare a fare ciò che ti piace facendo anche contento papà che si renderà conto della tua capacità di controllarti.

      • Alfonso

        il fatto è che io alla tv non ci sto praticamente mai, quindi apparte le 3 ore in tutto di tecnologia ho tutto il giorno per fare il resto…

  • Stefania

    Interessantissimo ! Ammetto di dare parte di quella fascia di genitori che non facendo videogiochi li teme. Mi è servito molto leggere questo articolo per capire che non li devo demonizzare ,ho sbagliato a interromperla quando mi voleva raccontare del gioco perché mi faceva impressione che ne continuasse a parlare ,mi dava proprio l”idea della dipendenza ,quindi vorrei porre una domanda come concilio le due cose ?cioè avvicinarmi a questa sua passione e stare attenta che non cominci a palare del gioco anche quando non gioca? Non mi aspettavo che potesse essere un problema la ripetitiva io ad esempio la lascio giocare dopo pranzo .Quindi come posso coinciliare l’esigenza di mettere delle regole con quella di non demonizzare il tablet?grazie per l’attenzione e per la risposta

    • Cara Stefania,

      grazie per il tuo commento.

      Rispondo alla tua domanda dicendoti che più noi genitori siamo consapevoli di ciò che i nostri figli fanno con tablet e videogiochi più siamo in grado di contenere la degenerazione nell’uso eccessivo di questi dispositivi.

      Le regole sono il mezzo attraverso il quale possiamo aiutare i nostri figli a porsi dei limiti…e siamo noi a doverle dettare.

      Un caro saluto.

  • Grazie , mi è stato molto utile leggere il tuo parere sulla dipendenza da video gioco! Mio figlio di nove anni ne è attratto da molto tempo , gioca con pc , console , iPhone e iPad , praticamente la tecnologia e’ ovunque e lui non riesce a farne a meno! Ultimamente ha abusato e lo vedo più irrequieto è agitato del solito , sono stata costretta a limitare il tempo di gioco ma ancora non ci siamo , devo trovare una soluzione rapida ed efficace. Se hai da suggerirmi qualcosa , sarò ben contenta di ascoltarti! Grazie da Rosy

    • Cara Rosy,
      in primo luogo è fondamentale conoscere i videogiochi, informarsi, capire meglio con quali preferisce giocare, per avere il giusto controllo su questo aspetto della sua vita. Non immagini quanti genitori ignorano il fatto che esistono videogiochi vietati ai minori, nè tanto meno sanno a cosa giocano i propri figli. Altro aspetto fondamentale è che i giochi siano adeguati alla sua età, e questo è abbastanza semplice perchè la legge impone che sul cofanetto sia segnalato.
      Fai benissimo a limitare il tempo di gioco, i paletti e le regole sono indispensabili.
      Infine, ciò che dico sempre a tutti i genitori che incontro: gioca con lui, se non sempre magari ogni tanto. Giocare insieme fa bene a prescindere, che siano videogiochi o altro. Grazie Rosy

  • Raffaella

    Grazie, molto utile perché oltre ad una spiegazione che ha destato curiosità nel scoprire più in dettaglio cosa mio figlio vive tutti i giorni, mi ha fornito alcuni facili e applicabili consigli.
    Spero di avere l’occasione di far partecipare i miei figli a questi eventi.

    saluti Raffaella

  • Barbara

    Interessante, anche se non credo di riuscire a seguire in toto il tuo “pensiero”
    Ho una figlia piccola e come dicevi è “portata” per quel genere di giochi, come tutti ma , tempo fa leggendo un’articolo avevo appreso che non era consigliabile far guardare immagini ( cartoni animati / giochi etc ) a bambini sotto i 5 anni in quanto le immagini che per noi sono normali per il loro cervello sono eccessivamente veloci , creando in età scolare (7/8 anni ) bambini iperaggressivi .
    Ovviamente si parla di film e videogiochi teoricamente adatti all’età .
    In effetti lo studio spiegava che non era l’immagine in se ma la velocità con la quale veniva proiettata a fissarsi e creare poi il disagio.
    Se guardi un videogioco ci sono sempre , quando raggiungi il punteggio desiderato ,esplosioni di colori e di suoni .
    Ora concordo con te che x salvare dei cagnolini devo abbinare 3 cubetti dello stesso colore , non c’è niente di aggressivo , ma sono proprio i colori e il farli scomparire a creare questo inconveniente.
    Onestamente i dubbi ti nascono quando leggi questo tipo di ricerche che ribadisco , non sono specifiche x videogiochi ma per tutte le immagini trasmesse.
    Ciao Barbara