Bambini disobbedienti: Le cose che i ragazzi non fanno.

  • Postato da: Enrico Banchi

I bambini disobbedienti spesso sono un problema per molti genitori, ma niente paura, il tuo bambino disobbedisce? Ecco una serie di cose che devi sapere.

L’adolescenza è un periodo di grandi turbolenze, la convivenza con i nostri figli è resa più difficile da tante cattive abitudini. Ma rimediare si può con l’aiuto delle neuroscienze.

Forse neppure Frankenstein nel pieno della sua attività scientifica raggiungeva i livelli di disordine dei nostri ragazzi! Nelle loro camerette I-Pod e I-Pad convivono fra calzini, biglietti della metro, pacchetti di crakers aperti. Le ciocche bionde delle Barbie esplodono dalle porte dell’armadio insieme alle stringhe delle sneakers; Fifa 2015 si intrufola fra le fotocopie di storia; Lego e Playmobil si mescolano a T-shirt e felpe post-film-horror.

Le richieste di fare ordine una volta per tutte si moltiplicano. Ma senza alcun esito.

bambini disobbedientiAltrettanto inascoltati i rimproveri: spegni la luce, porta giù la spazzatura, metti la biancheria sporca nella cesta, apparecchia la tavola. Perché tanta refrattarietà nei confronti di richiami e osservazioni? Perché ci sono giorni in cui i nostri figli ci sembrano irragionevolmente “indomabili”?

Recenti studi neuro-scientifici segnalano che il comportamento “morale” viene rielaborato nell’area prefrontale del cervello.

Questa zona, sede del pensiero logico, del senso di responsabilità, delle capacità decisionali in fase adolescenza è in lavorazione e raggiungerà la sua piena maturità nelle ragazze dopo i 15 anni e nei maschi oltre i 17. C’è di più.

Le neuroscienze ci spiegano che a 12-13 anni il cervello dei ragazzi “rifiorisce” creando nuovi dendriti. Il processo di maturazione del sistema nervoso a questa età è in fase di continuo sviluppo.

Sì, ma come possiamo comportarci come genitori, educatori? Quali sono le strategie adeguate per correggere le cattive abitudini dei nostri adolescenti?

 

Bambini disobbedienti: L’importanza di ripetere

Tutte le sere è la stessa scena: nostro figlio non vuole apparecchiare, sparecchiare, portare giù l’immondizia.

Eppure qualche volta, da bambino, faceva tutte queste cose e ci accompagnava addirittura in cortile a dividere la carta dalla plastica ed era un bel gioco per lui!

Ora non c’è verso di convincerlo a eseguire questo semplice compito domestico. Lui disobbedisce sistematicamente! A volte si scusa dicendo che deve studiare, altre fa finta di non sentire, altre ancora si ribella chiedendo un’altra mansione, ma non quella!

Mi piace fare un esempio: se faccio passare elettricità su un cavo di rame nudo si crea un corto circuito!

Qualcosa di simile vale per i nostri ragazzi i cui circuiti devono ancora essere ricoperti di mielina, una “guaina isolante” senza la quale il meccanismo comunicazione-regole va in tilt.

 

Bambini disobbedienti: Come evitare la tensione?

Due le strategie da attivare:

  • Prima: indurre la mielinizzazione dei circuiti che, come già detto, sono in continua “fioritura”.
  • Seconda: stimolare il numero più alto possibile di connessioni fra neuroni.

La modalità per realizzare i due processi è quella di ripetere tante, tantissime volte, senza stancarsi, tutte le sere, l’azione da compiere: porta giù l’immondizia, metti la biancheria nella cesta.

E’ proprio la reiterazione a favorire la mielinizzazione dei circuiti e la creazione di nuove sinapsi, collegamenti neuronali.

Una volta che il processo è avviato, anche grazie alla ripetizione, la resistenza interna diminuisce, la corrente passa molto più velocemente e il messaggio arriva a segno.

[box type=”warning”] Ricordiamolo: quando i circuiti elettrici sono mielinizzati i segnali viaggiano anche 100 volte più rapidamente![/box]

Altra cosa da fare per migliorare la comunicazione è assicurarsi che nostro figlio ci stia ascoltando.

Molto spesso, i ragazzi mancano di consapevolezza periferica: sono cioè completamente assorbiti da qualsiasi attività a cui si stanno dedicando perdendo il contatto con l’ambiente circostante. Se quando non rispondono o sono distratti i genitori alzano la voce il meccanismo si inceppa di nuovo.

Mamma e papà, così facendo, non rafforzano l’abitudine ad ascoltare.

Importante, invece, sostituire i toni alti con una voce pacata più in sintonia con l’attività elettrica del cervello adolescenziale.

Associare una comunicazione non verbale, pollice su, applauso: questa modalità espressiva tocca le aree cerebrali più antiche e mette in moto i centri del piacere, vedi dopamina.

Ma questa molecola, detta della felicità, funziona anche da evidenziatore biochimico nelle aree della memoria!

articolo di Enrico Banchi

Ingegnere civile, Italiano, ha vissuto per lungo tempo in Sud America e negli Stati Uniti. Per molti anni è stato CEO di una grande multinazionale che si occupava della costruzione di centri commerciali e di parchi divertimento (famosi in Sud America con il nome di Dinotropolis). Per imparare le tecniche di gestione dei parchi divertimento è stato “a scuola” dai più grandi: la Disney. Qui si è accesa la sua passione per la formazione e la voglia d’indagare ragione ed emozioni umane e il loro intreccio nel determinare il comportamento delle persone. Neuroscienza e scienze cognitive sono diventate il suo pane quotidiano che ha metabolizzato dando vita a workshop di “neuroscienza urbana” nei quali “noi comuni mortali non addetti ai lavori” riusciamo a comprendere in modo semplice e divertente come funziona il nostro cervello e quanto la chimica delle emozioni incide significativamente sulle nostre decisioni e azioni.

 

Autore: Enrico Banchi
Ingegnere civile, Italiano, ha vissuto per lungo tempo in Sud America e negli Stati Uniti. Per molti anni è stato CEO di una grande multinazionale che si occupava della costruzione di centri commerciali e di parchi divertimento (famosi in Sud America con il nome di Dinotropolis). Per imparare le tecniche di gestione dei parchi divertimento è stato “a scuola” dai più grandi: la Disney. Qui si è accesa la sua passione per la formazione e la voglia d’indagare ragione ed emozioni umane e il loro intreccio nel determinare il comportamento delle persone. Neuroscienza e scienze cognitive sono diventate il suo pane quotidiano che ha metabolizzato dando vita a workshop di “neuroscienza urbana”.

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1 commento

  • maurizio

    Premesso che gli spunti di discussione proposti da Marco Masella non sono mai banali, in questo articolo mi sembra interessante l’associazione tra la comunicazione non verbale e sviluppo di dopamina; ho due bimbe di 7 anni e fino ad oggi mi sono sempre imposto di spiegare loro il perchè delle scelte genitoriali, soprattutto quelle che a loro risultano spiacevoli. Tuttavia mi rendo conto che in questo modo tendo ad usare un approccio razionale, che è importante ma probabilmente non decisivo ai fini dell’apprendimento. Un pollice alzato o uno high-five può aiutare in ogni caso o con le figlie femmine magari è più indicato un sorriso?
    Un saluto a tutti i partecipanti,
    Maurizio