Superare le difficoltà della adolescenza: parte 2

  • Postato da: Marco Masella

Ogni mattina esco di casa e faccio qualche passo a piedi per raggiungere l’auto.

Nel mio percorso passo davanti ad una scuola, la scena che mi si presenta è sempre la stessa:

Mamme che si confrontano,   per capire se i problemi dei rispettivi figli sono gli stessi!!!

Ogni mattina, vedo queste mamme che cercano una analogia tra i ragazzi, cercando ” fuori”  il problema  senza rendersi conto che è proprio lo stile di Educare i bambinieducazione la fonte dei problemi.

Genitori che esternano una falsa severità che quasi sempre diventa sottomissione non appena arriva l’epoca del primo distacco per incapacità di dire no, per paura di essere odiati o di essere tagliati fuori.

E intanto la redazione RAI – dove da anni intervengo in trasmissioni dedicate ai ragazzi – mi gira valanghe di mail di giovani che mi chiedono come fare a farsi ascoltare di più dalla mamma, come convincere papà, come farsi capire da un adulto; tutte mail che dovrei girare ai loro genitori!!

 

Quando i bambini diventano adolescenti cambiano a livello fisico, emotivo e sociale.

Spesso i primi a non capire questi cambiamenti sono loro stessi. In questa fase dello sviluppo l’immagine di sé è poco stabile e sottoposta a forti oscillazioni. Domande sull’identità, dubbi sulla propria persona, sbalzi d’umore e problemi di autostima si susseguono a manie di grandezza e a un’esagerata sopravvalutazione di sé.

Da una parte gli adolescenti hanno il forte bisogno di definire la propria identità, dall’altra sentono ancora la necessità di sostegno. 

In questa fase per i genitori spesso è difficile capire i figli, visto che gli adolescenti, secondo la scala di misura degli adulti, non reagiscono sempre in modo “razionale”.

Quindi, che fare?

 

1° consiglio: dedicate tempo ai figli e mostratevi interessati a loro

Ciò che è importante già nell’infanzia vale anche nella pubertà: il rapporto con il figlio richiede tempo, attenzione e pazienza.

Così anche nell’età dell’adolescenza i genitori dovrebbero cogliere i momenti in cui il figlio è disponibile al dialogo o sembra voler raccontare qualcosa.

Un momento favorevole può presentarsi durante un viaggio in auto quando si racconta qualcosa su un hobby o un evento accaduto nella cerchia di amici.

Al contrario, tartassare i figli di domande o rimproveri non aiuta a intavolare la conversazione.

Anche una strada indiretta merita un tentativo: si racconta qualcosa di sé, quello che si fa o magari quello che ci ha offeso o dato fastidio. A questo punto è probabile che il figlio intervenga aggiungendo un commento. Invece quando il teenager non vuole parlare, è importante accettare la sua scelta e, quindi, aspettare che si presenti un’altra occasione.

 

2° consiglio: ascoltate e fate domande

Chi vive con un teenager sa che questi si prenderà sempre la libertà di criticare i genitori e di mettere in discussione le loro azioni.

Le reazioni verbali dei genitori come:

“Ma chi ti credi di essere? Fino a quando siamo noi a pagare… “

non rappresentano una soluzione.

Consiglio, invece, di accettare la situazione e di affrontare la discussione.

Le opinioni dei figli dovrebbero comunque essere ascoltate seriamente. Ciò comprende anche il fatto di non annientarli verbalmente quando non sono della vostra stessa opinione.

Capire significa innanzitutto ascoltare con attenzione e in modo attivo.

Fate parlare i figli, mostrate interesse verso quello che dicono e chiedete spiegazioni se qualcosa non vi è chiaro. Fate attenzione a non minimizzare i loro punti di vista e a non rispondere con osservazioni che li svalutino. Inoltre non dovreste criticare continuamente vostro figlio o fargli intendere quanto sia ancora immaturo e, di conseguenza, quante esperienze in più abbiate fatto rispetto a lui. Ciò può far terminare improvvisamente la conversazione.

Quando si parla con i ragazzi, il rispetto deve essere alla base di tutto.

Si tratta infatti di quel rispetto che anche voi, in qualità di genitori, dovete richiedere quando non lo ottenete. Osservazioni del tipo: “Quello che hai appena detto mi ha fatto male” possono aiutare il dialogo.

Domande di chiarimento del tipo: “Mi sembra che la situazione ti renda triste. O sbaglio?” o “Puoi provare a spiegarmi cosa ti fa arrabbiare?” possono essere ottimi spunti per favorire la comprensione reciproca.

 

3° consiglio: mantenete la calma

Anche se è difficile, cercate di non prendere troppo sul personale le considerazioni sgarbate od offensive degli adolescenti.

Gli adolescenti sono in una fase dello sviluppo in cui si staccano gradualmente dai genitori e in cui devono trovare la propria strada e il proprio sistema di valori.

La svalutazione dei genitori ha anche a che fare con la paura di un mondo adulto ancora sconosciuto verso cui ci si dirige, ma di cui ancora non ci si sente parte.

Può capitare che l’adolescente diventi volgare e che voglia mortificarvi.

Anche in questo caso consiglio di mantenere la calma. E di dire con tranquillità e fermezza: “Non posso accettare questo tono. Interrompiamo la conversazione. Spero che tu riesca a calmarti. Sarò qui, quando vorrai parlare di nuovo con me. E allora ci confronteremo usando un tono ragionevole”.

Il ragazzo capirà questa situazione ancora di più se in famiglia ci si è sforzati di diffondere una cultura del dialogo e se sono state rispettate determinate regole.

 

Autore: Marco Masella
Marco Masella Presidente della Scuola di Palo Alto, Padre e promotore di Educare i Bambini alla Felicità.